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Common rail, Bari ci riprova

Pubblicato su da Antonio

Quando si dice che le imprese meridionali e le università hanno bisogno di investire nella ricerca per essere competitive, non si considera che anche il miglior progetto, l'intuizione più brillante ha bisogno di risorse – e questo è evidente – ma soprattutto di tempi rapidi, dalla ideazione alla realizzazione. Ed è qui, sui tempi, che la cosiddetta sfida all'innovazione trova il suo ostacolo principale. È la storia di Medis, il consorzio pubblico-privato del distretto pugliese della meccatronica, costituito nel 2008, che vede Ateneo e Politecnico di Bari insieme con imprese come Fiat, Bosch, Masmec, MerMec e Magneti Marelli con l'obiettivo ambizioso di fare della Puglia l'eccellenza della ricerca tecnologica.

Il problema non è l'idea vincente, quella c'è: vicepresidente del consorzio è Mario Ricco, l'ingegnere che ha inventato il common rail, e il progetto cui si intende dar vita è un nuovo sistema di iniezione del gasolio nei motori diesel in linea con gli standard antinquinamento Euro 6, obbligatori dal 2014. A disposizione ci sono i fondi europei del settimo Programma quadro per la ricerca, gli ultimi cui potranno accedere le regioni dell'Obiettivo convergenza. E qui l'ingranaggio si inceppa: per essere ammessi al finanziamento i progetti devono partecipare a un bando del ministero della Istruzione, università e ricerca, perché lo Stato cofinanzia. Sennonché per emanare il bando, in piazza Kennedy hanno atteso tre anni, dal 2007 al 2010, scadenza per la presentazione delle domande aprile. È così che una idea innovativa resta congelata in attesa di poter accedere alla valutazione del governo, dopo essere già stata validata dalla Regione. Passati nove mesi la graduatoria non è stata ancora pubblicata.

Sono 900 i milioni di euro messi a gara, 25 dei quali sono attesi da Medis, per un lavoro che dovrà snodarsi lungo tre anni e tre linee guida: la creazione di nuova componentistica, una nuova tecnologia di processo, cioè nuovi metodi per la produzione delle tecnologie, e la formazione. «Al momento della presentazione della domanda abbiamo dovuto aggiornare il progetto originario – spiega Ricco – perché il tempo trascorso invano lo aveva reso già superato». Il paradosso è che fu più facile far finanziare il primo progetto, quello che ha dato fama all'ingegnere, attraverso una legge statale del 1986, la 64: «Siamo in paziente attesa», sospira. Una attesa che per le aziende coinvolte ha significato comunque l'avvio di ingenti investimenti, perché il progresso non attende le lungaggini ministeriali, con il rischio di non poter includere le spese sostenute finora nel novero di quelle da finanziare, proprio perché fatte prima della approvazione della lista dei progetti ammessi.

Vinta la sfida burocrazia, ci sarà da competere col mercato europeo per vincere la battaglia che dovrà stabilire dove saranno costruiti i nuovi motori: negli anni Novanta fu la Germania a creare nuova occupazione sfruttando la tecnologia del common rail, perché fu la Bosch a investire risorse nella ricerca. Medis destinerà metà del finanziamento proprio al tentativo di far tenere qui in Puglia le linee di produzione degli iniettori: ma appunto, dopo due anni il percorso a ostacoli è ancora alle battute iniziali.

© Corriere del Mezzogiorno Economia del 10 gennaio 2011

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