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«Tedesco va salvato, è un uomo di D'Alema»

Pubblicato su da Antonio

È il primo luglio del 2008. Il senatore Alberto Tedesco era assessore alla Salute della Regione Puglia. Riceve una telefonata «da tale Roberto»: «Pare che Vendola voglia procedere a fare questo benedetto riassetto», togliendogli il settore. Il 2, Tedesco chiama il sindaco di Bari, Michele Emiliano, all'epoca segretario del Pd, che lo rincuora: «Io gli ho detto (a Vendola, ndr) scusa ma tu pazzo sei?! Cioè tu vuoi sottrarre un assessorato-chiave alla scheda di influenza di D'Alema? […] Io voglio sapere nell'unica Regione che D'Alema ha diciamo un poco di influenza, tu gli vuoi fare uno schezo del genere?! E [Vendola] si è spaventato».

Quel Roberto probabilmente è Roberto De Santis, secondo il re delle protesi, Gianpaolo Tarantini, «il migliore amico» del lìder Massimo. Fa l'imprenditore, ma Gianpi non sa neppure in quale settore: «Mi risulta – spiega al Pm Desiree Digeronimo durante un interrogatorio – che è imprenditore nell'edilizia e fa pubbliche relazioni, comunicazione forse… Sa che non lo so che lavoro fa, Roberto De Santis?».

Lo sa la Guardia di finanza di Bari, e sa quanto estesi siano i suoi interessi. Sa anche chi è Enrico Intini, altro imprenditore, altro amico di Massimo D'Alema. Sono questi due dei nomi che circolano in ambienti giudiziari come possibili destinatari dei prossimi provvedimenti che la Procura di Bari emetterà all'esito dell'ultima delle inchieste nate dal ciclone "Gianpi". Tutto è cominciato con la sanità, oggi l'interesse è dirottato sulle energie pulite, fotovoltaico in particolare e eolico: è qui che si sarebbe estesa una fitta rete politico-imprenditoriale con l'obiettivo di gestire la torta milionaria del business "verde", soltanto negli ultimi tre anni in Puglia impianti per oltre 2mila megawatt.

Le indagini sono partite dall'ascolto delle intercettazioni del re delle protesi, e in particolare di una ambientale nel privè dell'hotel De Russie a Roma, presenti oltre a Gianpi e Intini, gli imprenditori Cosimo Catalano e Rino Metrangolo, e la ex manager della Asl barese, Lea Cosentino: «Si colgono le intenzioni dei presenti – scrivono i magistrati – di interpretare le aspettative di alcuni politici e dei gruppi imprenditoriali gravitanti attorno alle loro figure e di addomesticare le gare», appunto spartire la torta.

Ci sono grandi fondi di investimento esteri che hanno messo gli occhi (e poi le mani) sulle maglie larghe della Puglia vendoliana sulle rinnovabili, società estere che hanno cercato agganci locali. Un esempio è la Solenergy, capitale in Lussemburgo ma con amministratore Massimo De Santis, fratello di Roberto. O la Novenergia Italia, riferimento tricolore di una multinazionale portoghese, che ha annoverato nel suo cda anche Massimo Bray, direttore della rivista dalemiana Italianieuropei. Ma l'elenco è lungo: tra le aziende in cui figura il nome del «migliore amico» del lìder Massimo ci sono le srl Altraenergia e Capuvolt. E c'è la spa Italgest, tra i cui soci compaiono entrambi, il solito Roberto De Santis e Intini, per il tramite di Intini energia.

Fino al 2009, allo Sviluppo economico, cioè a presidio dell'assessorato competente sulle autorizzazioni degli impianti c'era un dalemiano di ferro come Sandro Frisullo, arrestato l'anno scorso per associazione per delinquere finalizzata a commettere un numero indeterminato di reati contro la Pubblica amministrazione.

Questo è ciò che si sa e che risulta dalle visure camerali. Il resto è sulla scrivania del procuratore capo, Antonio Laudati, ed riguarda il ruolo della politica: se sarà illecito lo si capirà presto.

© Libero del 15 aprile 2011 www.antoniocantoro.it

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