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Se digiunare fa bene al Paese: l'astensione di Daniele il ribelle

Pubblicato su da Antonio

Forse ha pensato a quel romanzo di Paul Bourget: si è risoluto a vivere come pensa per non finire col pensare a come avrà vissuto. Così Daniele Capezzone, ex segretario dei Radicali, l’ha detto dal primo momento della crisi che «se si vuol fare qualcosa di serio vanno lasciate da parte le 280 pagine del programma dell’Unione, che dicono tutto e il contrario di tutto» per lavorare a «cinque o sei nodi cruciali per il Paese da sottoporre ai liberali, ovunque siano collocati». In fondo, una proposta non molto distante da quella che da queste colonne abbiamo lanciato per un governo di «forti intese» vocato alla messa in cantiere di alcune, poche riforme scomode ma imprescindibili per non perdere il treno dello sviluppo che ci sta passando sulla testa mentre qualcuno ci serve un prodino riscaldato. Niente da fare. La sua coalizione ha prodotto altro: un dodecalogo che Daniele ha definito «vaghissimo e inadeguato», buono «al massimo per galleggiare». Accompagnato a questo, «un inseguimento di uno-due-tre voti sparsi al Senato - aveva ripetuto sconsolato - una sorta di accattonaggio di voti di singoli esponenti della Cdl destinata a fare ricadere il Governo». Ire dei suoi, com’è immaginabile, ministro Emma Bonino al vetriolo in testa: «Daniele sa di essere ininfluente con questa sua decisione, quindi mi viene il dubbio che lo faccia per smarcarsi alla ricerca vorticosa di un aumento di popolarità». Il trentacinquenne le ha risposto rinnovandole «stima personale e politica». È vero, alla Camera la sua astensione neppure si noterà. Ma Daniele sarà coerente con il ‘distinguo’ di cui si sta caratterizzando fin dalla discussione della Finanziaria («la politica fiscale di Visco mette nel mirino indiscriminatamente piccolissime, piccole e medie imprese»). Se ripeterà queste posizioni anche quando avrà smesso lo sciopero della fame che lo smagrisce da oltre un mese, saremo certi che non è per un calo ipoglicemico che parla così.

© puglia d’oggi del 28 febbraio 2007

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