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Petruzzelli, il protocollo è valido ma la sentenza è suicida

Pubblicato su da Antonio

Negli ambienti giudiziari gira voce che il giudice estensore della sentenza, Enrico Scoditti, avrebbe voluto sostenere la nullità del protocollo, ma gli altri due giudici non erano d’accordo: probabilmente nasce da questa divergenza di idee il testo di una sentenza destinato a portare soltanto altra confusione in questo teatro degli imbrogli

«La decisione del Tribunale civile di Bari pubblicata ieri somiglia tanto a quelle che in gergo forense vengono definite sentenze suicide, a quei verdetti che contengono in sé tali e tanti elementi di contraddizione che le fanno sembrare scritte apposta per essere riformate in sede di appello». È il commento del giornalista Antonio Cantoro, autore del libro “Il teatro degli imbrogli”, che racconta la vicenda del Petruzzelli e da due settimame è nelle librerie.

«Il Tribunale – spiega Cantoro – stabilisce due cose, essenzialmente: che il protocollo d’intesa sottoscritto da enti locali e proprietà privata nel 2002 è valido e che la fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli ha diritto all’uso del marchio del teatro. Le due statuizioni sono incompatibili tra loro, dal momento che il protocollo prevede che fino al giorno della consegna del teatro funzionante il diritto all’uso del marchio spetti alla proprietà e soltanto dopo spetti alla fondazione. Se il protocollo non è nullo come voleva dimostrare la Regione innanzitutto, insieme agli altri enti locali convenuti, allora non si capisce come si possa stabilire che la fondazione possa usare il marchio». «La tesi delle parti pubbliche – aggiunge l’autore – può essere ridotta in sintesi così: la legge ha istituito la fondazione e l’ha chiamata “fondazione Petruzzelli”, quindi quando diciamo “Stagione del Petruzzelli” oggi usiamo il “nome” dell’ente lirico e non del teatro. Aldilà della sua bizzarria, la tesi non regge per il fatto che la legge prevedeva la possibilità per la fondazione di gestire il teatro “in conformità al protocollo d’intesa”: la legge cioè recepiva il contenuto dell’accordo del 2002. Con il decreto di esproprio di Prodi nel 2006, questo comma è stato abrogato, con il risultato che oggi non c’è alcun nesso tra la fondazione e il teatro: l’ente lirico ha il nome del Petruzzelli ma non può gestirlo».

«Lunedì sarà possibile leggere le motivazioni della sentenza, ma se questo è sinteticamente quello che è stato deciso dal Tribunale ieri, e questo è – sostiene Cantoro – non c’è dubbio che ha ragione il sindaco di Bari, Michele Emiliano, quando sostiene che la sentenza è contraddittoria. Quanto alla uscita improvvida dell’assessore regionale Silvia Godelli contro il Comune, si può soltanto ricordare ciò che la professoressa scriveva al ministro Sandro Bondi appena pochi mesi fa: “La fondazione per legge può gestire i teatri pubblici di Bari, non già un teatro privato come il Petruzzelli”. Quando scrive lettere ufficiali, Godelli sa come stanno le cose; quando fa dichiarazioni pubbliche finge di non sapere».

«Negli ambienti giudiziari – conclude l’autore – gira voce che il giudice estensore della sentenza, Enrico Scoditti, avrebbe voluto sostenere la nullità del protocollo, ma gli altri due giudici non erano d’accordo: probabilmente nasce da questa divergenza di idee il testo di una sentenza destinato a portare soltanto altra confusione in questo teatro degli imbrogli».

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