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Rivincita di Matarrese: si riprende Punta Perotti

Pubblicato su da Antonio

schermata-2010-10-26-a-110333Lui che da qualche settimana è attivissimo su Facebook e ha eletto il social network a piazza telematica dove incontrare cittadini e elettori, ieri sull'udienza celebrata davanti al Tribunale di Bari non ha fatto neppure un commento di poche righe. Lui, Michele Emiliano, ha lasciato che l'Avvocatura comunale vergasse un comunicato stampa "tecnico". Quasi che la vicenda dell'ecomostro di Punta Perotti, gli edifici demoliti in sette secondi, 20 milioni di metri cubi di cemento diventati briciole grazie a 1.164 candelotti di esplosivo e una miccia lunga 7 chilometri, fossero un "fatto tecnico" e non anche (soprattutto) un evento politico seguito il 2 aprile di quattro anni fa da 256 giornalisti accreditati da tutto il mondo.

In sé la notizia di ieri è tecnica, ma la sua portata è politica. Il prossimo 4 novembre il giudice per l'udienza preliminare Giuseppe De Benedictis deciderà per la revoca della confisca dei suoli su cui tre imprese baresi, tra cui una del gruppo Matarrese, cominciarono a costruire la «saracinesca» più famosa d'Italia. Fuori dai tecnicismi, è la sconfessione della crociata ecologista avviata dal primo cittadino Michele Emiliano (Pd) fino dal giorno della sua prima elezione. Il primo tassello in questa direzione è del 20 gennaio 2009: la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che aver tolto i terreni ai suoi proprietari sia stata una sanzione arbitraria visto che gli imprenditori, imputati di lottizzazione abusiva, erano stati assolti: se non ci sono colpevoli – è il senso di uno degli articoli della Carta europea – non ci possono essere punizioni.

Per vedere gli scheletri dei palazzi in costruzione andare in polvere i baresi pagarono 50 euro per un posto barca, 200 euro per fittare un peschereccio e assistere allo spettacolo dal mare. Ora pagheranno anche la parcella milionaria del cattedratico che il Comune ha assunto per difendere in tribunale la scelta di abbattere e acquisire i suoli al patrimonio municipale. Il Pm, che chiese la confisca, ieri in udienza ha sostenuto che restistuire quei terreni consente di «ottemperare pienamente all'obbligo di esecuzione alla decisione della Corte europea», il che spiana la strada a una sentenza largamente annunciata: i Matarrese riavranno ciò che era loro.

Non è un caso che dall'anno scorso Emiliano abbia preso le distanze da se stesso dicendo di aver abbattuto i manufatti limitandosi ad «adempiere a una legge dello Stato». La beffa è che quei suoli, di valore ingente e che oggi per decisione della sua amministrazione ospitano soltanto un immenso prato verde, sono ancora formalmente edificabili, per cui le imprese espropriate potrebbero decidere di costruire di nuovo.

© Libero del 26 ottobre 2010

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