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Calciopoli: ma la sentenza d'appello è già scritta

Pubblicato su da Antonio

Moggi e Galliani Stamattina il presidente della Corte federale, Piero Sandulli, che da sabato esaminerà i ricorsi delle società penalizzate non s'è lasciato sfuggire la possibilità di una tribuna di grande visibilità per farci sapere come la pensa. Ci ha fatto sapere come la pensa perfino sul dopo la sua sentenza (che verrà). Ha detto che essendo contestazioni di tipo disciplinare, non sarebbe possibile adire un Tribunale amministrativo. Come a dire: dopo di me il diluvio. La legge, ha aggiunto, prevede sanzioni per chi si rivolge ai Tar. Olè. Fin qui, per carità, il callo ai giudici che (stra)parlano l'abbiam fatto da oltre un decennio. E vabbè. Sandulli però è andato un passo in là. Ha parlato anche della sua sentenza. Ha detto scandendo: «C'è la necessità di un bagno di giustizia come di qualcosa di necessario se vogliamo continuare a credere nel calcio». Mi pare chiaro. Un «bagno di giustizia» significa quel significa. L'assonanza con la locuzione «bagno di sangue» la dice già tutta. Un bagno di giustizia vuol dire: statene certi, la sentenza sarà di condanna e avrà gli stessi contorni del primo grado. Un giudice così, che annunci così fuori dalle righe il suo intendimento, in un tribunale ordinario sarebbe possibile ricusarlo. Colà?

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